Sabato, 17 Maggio 2014 10:40

L'aggettivo "solo" nella cultura sicula

L’aggettivo “solo” nella cultura sicula
Di (Rox)

“Solo”:

agg. Riferito a cosa (con o senza articolo), esclude l’aggiunta di cose diverse da quella nominata, con significato analogo a «senza nient’altro che».

Per esempio <a pranzo ho mangiato solo un’insalata> significa che sono stati mangiati degli ortaggi conditi con un po’ di olio e sale senza l'aggiunta di altri ingredienti.

Per il siculo, se tale aggettivo viene linguisticamente associato a particolari tipi di alimenti, assume un significato completamente diverso, mai privativo, anzi, implica la presenza, insieme alla pietanza citata, di un mondo di ingredienti e condimenti paradisiaci (nel senso che hanno la capacità di mandarti all’altro mondo).

Per esempio:
< A pranzo ho mangiato “solo” una brioscia>. che si traduce in una morbida brioches gigante con 50 kg di gelato dietetico (cioccolato, bacio, nocciola, fior di latte) che rischia di mandarti in coma diabetico.

<A colazione mi sono preso “solo” un pezzo di rosticceria>. E se il pezzo di rosticceria è un calzone fritto, una ravazzata o la rizzuola, equivale a dire che si è fatti la colazione con il plutonio.

<Per antipasto ho preso “solo” un po’ di peperonata e caponata>. E’ l’equivalente di ammettere di aver ingerito del materiale non facilmente biodegrabile per il nostro organismo e quindi non digeribile per le prossime 72 ore.

<Mia madre mi ha preparato per cena “solo” la pasta al forno> che si traduce in carboidrati nascosti all’apparenza in innoqui anelletti, che nuotano nel sugo di tritato, melanzane fritte, uova sode e formaggio filante (e questi sono solo gli ingredienti di base senza aggiunte a fantasia). In pratica ogni boccone equivale ad una portata diversa e ogni porzione contiene almeno 20 bocconi. Il risultato è il medesimo della partecipazione ad un ricevimento matrimoniale.

Se non sei abituato a tali alimenti giornalieri siculi, potresti avere conseguenze nefaste per il tuo organismo. Ecco perché il siculo che vive all’estero (oltre lo stretto di Messina), viene detto “trapiantato”, perché quando ritorna da un viaggio in Sicilia, ha bisogno "solo" di un trapianto di fegato.

Letto 3507 volte Ultima modifica il Sabato, 17 Maggio 2014 10:44